Dopo la tappa palermitana del tour della compagnia internazionale T.o.u.c.h., con lo spettacolo (In)visibile, la compagnia si è separata ed è tornata nei propri paesi di provenienza per continuare a far conoscere le proprie esibizioni.
Il 30 maggio 2023 il gruppo italiano approda presso la Direzione Didattica Orestano di Palermo per far conoscere il proprio estratto della performance (In)visibile.
L’estratto della compagnia italiana è stato riadattato per permettere una migliore fruizione al giovane pubblico a cui era destinato.
La piccola compagnia internazionale si è riunita alle 8:30 presso l’aula della scuola dove sarebbe avvenuta l’esibizione.
Tutti hanno collaborato per preparare al meglio tutto ciò che occorreva per la presentazione dell’esibizione.
Hanno sistemato l’audio, la disposizione dello spazio, il trucco e parrucco per il clown, hanno ricordato le battute modificate e alle 9:00 era tutto pronto per l’ingresso della prima classe.
La compagnia ha accolto la classe con dei calorosi saluti ed una volta che hanno preso tutti posto hanno fatto fare loro un gioco.
È stato chiesto ai piccoli studenti di riportare su un foglio bianco al suon di musica un pensiero o una frase che gli venisse in mente in merito ad un tema specifico.
La domanda sul tema era questa: “Che cosa significa essere esclusi?”
Talvolta la musica si stoppava e chi si ritrovava a scrivere doveva leggere quanto era stato già scritto dagli altri compagni.
Cosa è venuto fuori? I bambini associavano l’esclusione principalmente all’emozione della tristezza e al rimanere fuori da un gruppo.
Subito dopo questo gioco, abbiamo mostrato loro lo spettacolo della compagnia.
I bambini erano piuttosto provati dalla performance appena vista, dai loro sguardi e dalla postura del corpo ci siamo accorti che erano sorpresi, confusi ed un po’ tristi, qualcuno era divertito.
Eravamo curiosi di conoscere l’impatto suscitato così li abbiamo coinvolti in un altro gioco.
I bambini dovevano passarsi una palla colorata che presentava delle immagini e dei numeri.
Abbiamo chiesto loro di scegliere a turno un numero così noi potevamo rivolgergli delle domande che avevamo opportunamente preparato.
Cosa abbiamo scoperto?
Ad alcuni bambini è capitato di sentirsi esclusi, altri un po’ più fortunati rispondevano di no.
Abbiamo rivolto loro delle domande semplici come: “Perché secondo te Vincenzo e Simona (due degli attori e protagonisti della performance che hanno ispirato due scene della rappresentazione n.d.r.) venivano presi in giro durante lo spettacolo?”
I bambini ci hanno risposto che probabilmente venivano presi in giro perché erano disabili oppure perché per esempio a Vincenzo piacevano delle cose che ad altri non piacevano. Altre curiosità riferite dai bambini riguardano il tema delle emozioni rintracciate nello spettacolo: tristezza e rabbia. I cartelli/pensieri di Davide (uno degli attori protagonisti della performance n.d.r.) che venivano mostrati durante un’esibizione erano visti “strani”.
I bambini credono che il teatro possa cambiare la realtà delle cose perché sostengono che mostrare lo spettacolo ad altri può far ragionare le persone.
Gli attori presenti durante questo gioco hanno ricevuto delle domande come: “Ti piace fare gli spettacoli?” “Ci sono attori stranieri in questo spettacolo?”
In conclusione, questa prima classe ci ha conferma che lo spettacolo è piaciuto e che sono rimasti particolarmente sorpresi dall’esibizione della scena sulla libertà e la prima scena quella dell’onda dove tutti gli attori si muovevano come un corpo unico sulla scena.
Gli attori avevano ricevuto gli applausi di maestre e bambini e noi li avevamo ringraziati per la loro partecipazione attiva.
Durante la mattinata si sono susseguite altre 4 esibizioni e ci piacerebbe rendere partecipi voi lettori di alcuni momenti salienti.
La classe successiva durante il primo gioco, quello del brainstorming creativo con la musica, alla parola esclusione ha associato il sentirsi isolati dagli altri e il senso di solitudine. Dopo la visione dello spettacolo gli studenti ci hanno raccontato di avere colto come emozioni tristezza e senso di isolamento. Abbiamo notato una loro particolare curiosità quando hanno chiesto agli attori come si sentissero ad essere disabili e che tipo di emozioni avessero provato a fare lo spettacolo. Inoltre, qualcuno si è domandato se tutti avessero la libertà.
A proposito di libertà una maestra che accompagnava la scolaresca, sensibile alla tematica, ha chiesto a chi fosse venuta in mente la tematica della libertà. Davide Schiera (uno degli attori n.d.r.) aveva alzato la mando. La maestra aveva continuato chiedendo se si fosse mai trovato a vivere una situazione simile, in cui la propria libertà venisse violata. Davide rispose annuendo.
Ci ha sorpreso apprendere che i bambini pensino che la disabilità non è un limite e che tutti abbiamo gli stessi diritti e doveri, per questo potenzialmente tutti possono, se lo vogliono, fare tutto.
La maestra aveva incalzato gli attori, richiamando l’attenzione dei bambini, dicendo quanto fosse importante il gruppo nel superamento delle difficoltà. Vincenzo aveva aggiunto che era importante condividere esperienze, pensieri ed emozioni così da attingere alla forza del gruppo e vivere meglio la propria quotidianità, anche grazie all’aiuto, laddove presente, di una famiglia supportiva.
Un bambino si era sentito persino di condividere una propria esperienza personale, raccontandoci che anche lui era capitato di sentirsi escluso: lo scorso anno alcuni compagni non volevano giocare con lui.
I piccoli studenti ci avevano salutato dicendo di aver portato con sé dopo questa esperienza: autostima, un’esperienza nuova, bellezza, felicità, uguaglianza, significatività, l’essere diversi e diritto alla libertà senza giudizio e prese in giro.
Sapete cosa ci sorprende di questo lavoro?
Ogni volta che si conosce qualche persona e si fa qualcosa insieme, viene sempre fuori qualcosa di diverso!
Vediamo, adesso, che messaggio ci hanno lasciato le classi successive.
Riportiamo in una breve sintesi ciò che di significativo viene fuori.
I bambini hanno associato ancora l’essere esclusi alle emozioni di tristezza, rabbia senso di solitudine, alla mancanza di considerazione, non ricevere attenzione ed ancora all’essere dimenticati, maltrattati, umiliati o trattati in maniera ingiusta da terzi.
Le risposte dei bambini alle nostre domande durante il gioco della palla con le domande ci hanno fatto comprendere che questi avessero chiaro in mente che Simona e Vincenzo (due degli attori protagonisti. n.d.r.) venivano presi in giro durante lo spettacolo perché percepiti dagli altri attori come diversi, disabili, oppure perché Simona parlava un po’ male.
Hanno inoltre provato emozioni diverse durante la visione dello spettacolo e lo hanno apprezzato in ogni singola parte, soprattutto la scena di apertura.
Qualcuno si è sentito infastidito per il fatto che gli altri attori prendevano in giro Vincenzo: questo ci ha fatto sorridere di tenerezza, ed abbiamo spiegato che appunto fosse uno spettacolo, anche se nella vita di tutti i giorni questo può accadere, soprattutto a scuola.
Abbiamo puntualizzato attraverso le maestre e le storie di vita personali dei nostri attori che la scuola può essere un luogo dove possono nascere dinamiche di discriminazione e se queste non vengono adeguatamente riconosciute e fermate vengono perpetrate nel tempo causando sofferenza e disagi a chi ne è oggetto.
È tempo dei saluti.
(Queste esibizioni si inseriscono tra le attività di sensibilizzazione presso le scuole previste dal progetto Theather oureach: unravelling connections in humans – T.O.U.C.H., cofinanziato dall’Unione europea nell’ambito del programma Europa Creativa).