Durante i mesi di febbraio ed aprile abbiamo creato dei workshop sulla base delle linee-guida “Come strutturare sessioni di apprendimento sulla comunicazione” sviluppate attraverso CEB – Cooperative Economy without Barriers – un partenariato strategico cofinanziato dal programma Erasmus+ dell’Unione europea per lo scambio di buone prassi che coinvolge 5 organizzazioni – Associazione Uniamoci Onlus (Italia) come coordinatore, Diakonisches Werk Bremen e.V. (Germania), CENTRO SOCIAL E PAROQUIAL SANTOS MARTIRES (Portogallo), Fundatia Crestina Diakonia Filiala Sfantu Gheorghe (Romania), Association for sustainable development and environmental protection GO GREEN Skopje (Macedonia).
Questo fascicolo contiene le linee guida create per supportare il lavoro degli operatori sociali per strutturare attività di apprendimento sulla comunicazione. La maggior parte di questi strumenti sono stati molto utili per stimolare il pensiero attivo e la riflessione sul tema di “come comunichiamo”. Abbiamo iniziato i nostri workshop proprio con questa domanda: “Come comunichiamo?”. L’utilizzo di esercizi pratici come un semplice “Stiamo in silenzio per 3 minuti”, ci ha permesso di accedere ad una nuova consapevolezza: come dice Paul Watzlawick, gli uomini non possono non comunicare. Abbiamo quindi esplorato tutte le possibilità umane di comunicazione: quella verbale e non verbale, quella formale e non formale, tramite brainstorming e role playing.
Questi strumenti si sono dimostrati dei validi alleati per lo sviluppo delle capacità comunicative e hanno sorpreso i partecipanti. Tra i giochi che abbiamo fatto ci sono: Il ritratto collettivo, un esercizio che prevede il passaggio dalla comunicazione non verbale, in quanto bisogna osservare l’altro e disegnarlo nei minimi dettagli, alla comunicazione verbale, poiché alla fine del ritratto bisognava intervistarsi a vicenda per scoprire qualcosa in più su chi avevano disegnato. Questo strumento è molto esemplificativo della realtà: conosciamo con tutti gli organi di senso e possiamo comunicare sia tramite i nostri occhi che attraverso la nostra voce; il gioco “Hai ricevuto il mio fax?” e “Oratore e illustratore” avevano molti punti in contatto: in entrambi bisognava che ci fosse una comunicazione fluida e chiara nel gruppo, il primo gioco però esplorava la comunicazione non verbale, infatti i nostri partecipanti hanno dovuto inventare un linguaggio in codice fatto di gesti che fosse accessibile per tutti e il secondo incentivava il passaggio di informazioni verbalizzate a voce. Ci ha sorpreso scoprire che tutti i partecipanti riuscivano a comunicare meglio in modo non verbale che verbale. Molto spesso, siamo poco chiari nell’esprimere quello che vogliamo conoscere e questo diventa un limite nel portare a termine dei risultati sufficientemente soddisfacenti. Ancora più esemplificativo è stato il gioco “Cammina” in cui era molto importante stare attenti alle istruzioni date dal facilitatore, le quali potevano creare confusione e per l’appunto fraintendimenti: questo ci ha permesso di approfondire la comunicazione ricca di ambiguità che spesso genera conflitto. Ed a proposito di questo, l’ultimo gioco che ci ha portato alla conclusione di questo percorso era “Make me…”, un gioco in cui i partecipanti divisi a squadre dovevano portare a termine dei compiti. Qui, erano i partecipanti stessi a dover dare delle istruzioni chiare ed è stato molto divertente vedere come a volte siamo convinti di aver dato informazioni efficaci ed in realtà non siamo stati affatto chiari.
Questa serie di giochi ci ha ispirato e abbiamo continuato nelle settimane successive a parlare di comunicazione e conflitto, facendo sì che tutti potessero migliorare ancora di più le proprie competenze e dando ancora più spazio alle questioni che sono emerse grazie a queste linee guida.