Community Radio Empowering Unheard Voices, più brevemente COMM UNITY, è un Progetto co-finanziato dall’Unione europea nell’ambito del programma Erasmus+. L’iniziativa ingloba 5 organizzazioni partner, geograficamente localizzate in tutta Europa, con l’obiettivo di rafforzare la voce dei gruppi più vulnerabili. La protezione dei soggetti più a rischio, l’edificazione di solide basi su cui poggiare e la voglia di cambiamento rappresentano le tre punte di diamante su cui giace il Progetto. In un’ epoca in cui non c’è spazio per chi rallenta, se cadi sei un perdente e se sei diverso vieni automaticamente abbandonato dal branco, occorre chiedersi quale sia la voce da seguire e tutelare. E’ venuta a mancare quella che Bion ha definito “ capacità negativa” , la somma arte del saper sospendere l’azione, l’immobilismo, il sapere quando fermarsi. In una società che ci vuole frenetici, soli e confusi, occorre fermarsi e ascoltare chi questa arte l’ha dovuta imparare a sue spese. L’empatia, la capacità di ascoltare, il farsi prendere per mano dell’altro che ci porta a vedere il suo dolore, gli dà un volto, un’identità, un trampolino di lancio, una svolta. Perché è cosi difficile immedesimarsi nell’altro? Perché il diverso, il nuovo, fa paura ? Perché la rabbia, la violenza, la discriminazione prendono il sopravvento? Sono soltanto alcune delle tantissime domande che aleggiano sopra le nostre teste nei vissuti di ogni giorno, fameliche e voraci aquile insaziabili, tenute in gabbia per anni, bisognose dei loro Appennini per potere mostrare con fierezza la loro maestosità. Ma è una maestosità fittizia, come fittizio è il modus vivendi di molti che, incapaci di gestire il cambiamento e di ammetterlo, creano un capro espiatorio su cui ripiegare tutte le proprie frustrazioni. Ed è per questi motivi che nasce il Progetto, portavoce di tutte quelle storie cadute infondo al crepaccio di cui riecheggia soltanto un eco nostalgico, lontano, affievolito. Noi vogliamo invece restituire identità e voce a queste storie, renderle il pane quotidiano di ogni giorno affinchè uguaglianza e condivisione diventino il nucleo di base su cui poggiare. Se riusciamo a presentare la diversità come un dato aggiuntivo e non pregiudicante, se riusciamo ad annettere il nuovo come opportunità e non come fallimento, se riusciamo ad inglobare l’altro con il suo enorme corredo emotivo, questo potrà collaudare un terreno fertile in cui ogni storia, ogni individuo, ogni dolore, è insegnamento, è bagaglio esperienziale. Ascoltare l’altro, donargli un’identità, una dignità non è soltanto qualcosa che promuove e dilaga la sua ottica sistemica relazionale ma è anche qualcosa che ha a che vedere con noi, con il nostro vissuto, con la nostra storia: ascoltare per essere ascoltati, imparare per insegnare, cambiare per crescere. Questo “ do ut des” sancisce un’alleanza, un patto silente, una promessa fra parti. Promuovere la diversità come trampolino di lancio al fine di garantire non soltanto una qualità di vita migliore ma anche un’occasione per far riflettere e innalzare il livello di scambio e condivisione. D’altra parte, a volte ancora scordiamo che Aristotele ha definito l’essere umano come “ animale sociale “ , occorre rispolverare, dunque, cosa si intende per sociale, per condivisione, per assimilazione e andare a ricercare tutti quei pezzetti di puzzle caduti a terra e finiti dietro al televisione per rimodellare un tessuto emotivo e sociale capeggiato da Uguaglianza e Curiosità, la curiosità nei confronti dell’altro è una grandissima forma di amore. E, alla fine, di cosa ha bisogno ognuno di noi se non di sentirsi amato e capito?
Micol Allegra Terrasi